venerdì 21 settembre 2012

LA MASCARA SARDA ( di ANNA BROTZU)


“La máscara sarda”

FONTE  CAGLIARI PAD
peron
Le molte vite (vere o verosimili) di Juan Domingo Perón Sosa (alias Juanne Piras da Mamoiada) fra storia e mito: trame della memoria e dell'invenzione ne "La máscara sarda" della scrittrice Luisa Valenzuela, sulle tracce dell'uomo dalle tante identità, nato forse in Sardegna (o forse  a Roque Perez, come Juancito Sosa) e diventato, al culmine di una brillante carriera militare, presidente d'Argentina. Un romanzo storico la cui ispirazione trova radici nell'Isola al centro del Mediterraneo, nel paese dei Mamuthones, in un incontro che svela casualmente all'autrice una delle possibili soluzioni dell'enigma della nascita del caudillo: verità o leggenda, il legame tra l'emigrato  Giovanni Piras e il quasi omonimo fondatore del Partido Justicialista trova un singolare e emblematico riscontro nella nera visera del protagonista del rito apotropaico nel carnevale barbaricino.

La somiglianza impressionante, riscontrata dalla Valenzuela,  tra la lignea maschera del mamuthone e il volto di Perón è indizio e insieme trasfigurazione del presidente argentino, quasi incarnazione di un moderno Dioniso, suscitatore di entusiasmi e consensi nelle folle, trionfante emulo nella sua capacità di sedurre e trascinare il popolo dell'antico dio dell'estasi e dell'ebbrezza. Il segreto fuoco del Peronismo ha dunque l'ambiguo potere del signore della vite e del vino, e la stessa ferocia (basti pensare a Penteo e le Baccanti) verso gli oppositori al culto (della personalità): presidente illuminato, modernizzatore del paese e sostenitore della classe operaia o dittatore populista, inviso certamente all'alta borghesia e alle alte gerarchie ecclesiastiche, Perón è ancora una figura controversa e discussa nella storia del Novecento.

Il mistero delle sue origini - ufficialmente  figlio di Juana Sosa Toledo, di lontana genealogia tehuelche e di Mario Tomás Perón, di origine spagnola, scozzese e italiana sarda - accresce il fascino letterario del presidente, e con questo nodo ancora irrisolto di teorie dissonanti si è cimentata la scrittrice argentina, scegliendo per il protagonista del suo romanzo la versione barbaricina (tenuta nascosta, riferisce la fonte sarda, con la cancellazione di tracce e documenti a opera dei servizi segreti). Juanne Piras dunque, emigrato oltremare a 17 anni in cerca di miglior fortuna (lo stesso  Perón spiegava il suo cognome come deformazione dell'italiano "Pieroni", dal bisnonno  medico "di un Paese vicino a Sassari" trasferitosi a Buenos Aires nel 1860), nato a Mamoiada ma costretto a fingersi argentino per frequentare l'Accademia Militare (grazie all'aiuto del ricco suocero, colpito dall'intelligenza del giovane sardo).

I fatti accertati su Juanne finiscono nel Chubut, la regione in cui Perón avrebbe trascorso la sua infanzia: dopo il matrimonio il mamoiadino non diede più notizie alla famiglia, e qui, coincidenza o nuova identità, le due storie, del sardo emigrato e del futuro presidente sembrano convergere (o perfino sovrapporsi). Il resto è racconto, creazione fantastica tra le suggestioni del carnevale in cui la Filonzana regge i fili dell'esistenza, la maschera del mamuthone e il compito dell'Accabadora - ma  Luisa Valenzuela non rinuncia neppure alla facies indigena (la possibile origine tehuelche), intrecciando il destino di  Perón e quello di un giovane indio, disegnando in Juana Sosa un potente e universale ritratto di madre. Sull'identità di  Juanne Piras/ Juan Perón aveva già scritto  il giornalista Nino Tola nel 1951 e successivamente la tesi è stata ripresa da Peppino Canneddu, da diversi studiosi e ancora ripercorsa da un'altra firma illustre della stampa italiana, Giovanni Maria Bellu, ne "L'uomo che volle essere Perón".

L'enigma si risolve in romanzo, ma lo sguardo femminile di Luisa Valenzuela coglie nel riflesso della maschera sarda l'analogia tra Perón e il Dioniso/ Mamuthone - anche nella sposa, la bella Arianna elevata a santa protettrice degli oppressi, Evita e affida la chiave di quel segreto custodito per tutta una vita a el Brujo, lo "stregone" José López Rega - perché nelle storie, reali e di carta, sapere è potere, e difficile, grave e a volte pericoloso è il peso della verità.



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