venerdì 5 ottobre 2012

in un incontro al Castello di Sanluri la studiosa spagnola rilancia la sua tesi «Colombo un nobile sardo erede dei giudici di Arborea» Marisa Azuara: non mi credete? Ecco le prove - di Carlo Figari - L'unione Sarda




dal nostro inviato Carlo Figari Sanluri. Il grande navigatore scopritore delle Americhe non era il Cristoforo Colombo che abbiamo sempre conosciuto dai libri di storia, ma Christòval Colòn, nato nel castello di Sanluri e di madre aragonese. Genovese sì, ma inteso come appartenente ad una terra che comprendeva oltre alla città ligure, i feudi, le colonie tirreniche, la Mahona di Corsica e Levante parte della quale era chiamata Saona (da qui la confusione con Savona). Originario dell'isola e per giunta di stirpe nobile, anzi nobilissima, con uno zio addirittura papa: quell'Enea Silvio Piccolomini salito al soglio pontificio col nome di Pio II nel 1470. Il nostro Colombo era il secondo figlio di Salvatore da Siena e Alagon e di Isabella Alagon d'Arborea, imparentato con i Piccolomini e i Chigi di Siena e con i Visconti di Milano e discendente - da parte di madre - dagli Alagon di Saragozza e dai mitici giudici sardi Mariano ed Eleonora d'Arborea. Sappiamo anche la data di nascita (il 1436, non il 1452 dell' "altro" Colombo) e che trascorse la sua adolescenza tra il castello di Sanluri, Oristano, Tuili, Tortolì, Castelsardo a studiare scienze e nautica. DUE FIGURE DISTINTE Dunque, siamo di fronte a due persone distinte. Il Colombo ufficiale, nato nella città di Genova di umili origini essendo figlio del tessitore di panni di lana Domenico e di Susanna Fontanarossa. L'altro il Christovàl Colòn genovese di Sardegna, personaggio ignoto agli storici che negli ultimi duecento anni hanno pubblicato oltre 10 mila libri e saggi in tutto il mondo sul Grande Navigatore. Sino a quando una studiosa aragonese, Marisa Azuara, esaminando documenti e fonti di ogni genere per scrivere alcuni romanzi storici, non si è scontrata con questa clamorosa scoperta: esiste un altro Colombo ed è il vero scopritore delle Americhe. Una bomba per la storiografia ufficiale che rimette in discussione tutto lo scibile colombino. Il primo libro ( Christòbal Colòn mas grande que la legenda ), uscito nel 2007 e presentato anche a Sanluri, fece colpo ma senza sviluppi. Almeno nell'Isola. La Azuara è andata avanti per la sua strada in Spagna dove ha continuato le ricerche ed ha realizzato anche un video per Canal de Historia. IL SECONDO LIBRO Ed ecco ora il secondo volume a completare le sue tesi con una mole impressionante di documenti che la cinquantenne studiosa di Alcorisa, ha messo insieme come un puzzle ed ha interpretato seguendo il filo conduttore del Colombo sanlurese. La Azuara ci riprova a farsi sentire presentando il suo nuovo lavoro "Cristoforo Colombo, la Crociata Universale" (380 pagine, 23 euro) edito anche in italiano dalla casa editrice spagnola Barracoa. La traduzione è stata affidata a Igino Sanna, appassionato di cultura e diritto della Sardegna. Quale scenario migliore se non il castello di Sanluri? Venerdì sera, ospite dei conti Villa Santa proprietari del maniero medievale, la studiosa ha ripercorso passo passo il suo cammino nella ricerca illustrando i documenti più importanti davanti a un pubblico attento, diviso tra gli entusiasti e i perplessi. Mancavano gli storici accademici che hanno bocciato sin dall'inizio il Colombo sardo. REAZIONI «Di cosa discutiamo? Non ci crede nessuno, non esiste alcun fondamento scientifico. Il vero problema non è che ogni tanto compaia questa tesi, quanto che ci siano amministratori pubblici pronti a dare ascolto e credibilità a chiunque venga da fuori per raccontarci una favola», stigmatizza Luisa D'Arienzo, docente della facoltà di Lettere di Cagliari e specialista di Colombo. Nessun commento dall'autorevole medievista Francesco Cesare Casula («Non ho letto il libro»), lapidario il clinico Ugo Carcassi autore di saggi sull'argomento: «Un laborioso testo denso di dati già noti che vengono riconsiderati per arrivare a una convinzione, ma non attendibile». L'INCONTRO Marisa Azuara non si spaventa per l'enormità della sua scoperta, presunta o vera che sia. «È il momento di riportare la Sardegna al centro della storia e degli avvenimenti di cui fece parte», dice subito. La sua esposizione lunga e puntigliosa sembra l'arringa di un avvocato chiamato a dimostrare che l'assassino non è il suo assistito, ma un altro totalmente ignoto. Un giallo che via via prende corpo sino a svelare il mistero. Qui non c'è alcun delitto, ma sono in gioco la verità storica e l'identità di uno dei personaggi più grandi e famosi dell'umanità. Premette: «A me non interessa che sia sardo, ligure, catalano, portoghese o altro. Racconto solo ciò che viene fuori dagli archivi e dalla corretta interpretazione delle fonti. Ho trovato questa documentazione che mi ha portato a scoprire l'identità sarda di Colombo e per questo credo sia proprietà del popolo sardo». Dice: «Non voglio convincere nessuno. Presento i documenti ed illustro le mie conclusioni. Faccio parlare i fatti. Gli storici ufficiali verifichino e riprendano gli studi sulle origini di Colombo». Due ore per riassumere un libro senza dubbio impegnativo per l'argomento eccezionale e i complicati intrecci storici, dinastici, geografici. La Azuara mette sul tavolo indizi e prove. Le origini nobili e sanluresi. La lingua: scriveva sempre in latino, come i sardi colti dell'epoca, curiosamente non parlava italiano, e usava parole catalane. LE PROVE Un particolare che ha fatto ammattire molti studiosi è che terminasse numerosi vocaboli con la u, tipico della lingua corsa e sarda. E poi il documento Borromeo - pubblicato a Madrid nel 1931 - in cui Pietro de Angheria tesoriere del re, parla di un Cristoforo Colombo figlio di Domenico e Susanna Fontanaroya: «Questi non va confuso con il navigatore delle Indie Occidentali», scrive nella lettera datata Bergamo 1494. La studiosa ripercorre l'intera genealogia del suo Colòn districandosi tra i rami delle famiglie De Sena, Piccolomini, Alagon, Visconti per spiegare il silenzio attorno alle origini nobili del grande navigatore a causa dell'atto di fellonia e lesa maestà decretato dal re Cattolico nei confronti di don Leonardo Alagon di Oristano nel 1477. Quella sentenza condizionò tutti i discendenti della Corona de Logu, tra cui appunto Colòn che era nipote dell'Alagon da parte della madre. Ma decisiva, per la Azuera, è la biografia lasciata dal figlio di Colombo, Don Hernando, da cui attinge numerose prove a favore della sua tesi. Solo scavando negli scritti della famiglia Colòn e nei documenti reale è possibile arrivare alla verità. La verità della Azuara, appunto. Sino alla prossima puntata.



Fonte: L'Unione Sarda

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